1. |
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Canto da un pezzo di storia
che non racconterò ai nipoti per farli sognare,
che non spiegherò ai miei figli per fargli capire,
ma che nasconderò per farli tra dubbio e menzogna
continuare a sperare.
Canto da un pezzo di storia
che ha tolto aria alla mia parte migliore,
che ha mostrato i perfetti ingranaggi
dove s’incagliano le belle parole,
e mai un’eccezione che non confermi la regola,
mai un’eccezione che stupisca davvero.
Canto da un pezzo di storia
che m’ha insegnato a restare al mio posto,
a scordarmi di ogni ingiustizia
e ciò che penso tenerlo nascosto.
Canto da un pezzo di storia
che ha sperperato i suoi talenti migliori,
che ha perduto le nostre speranze
come si perdono le buone occasioni,
e mai un’eccezione che non confermi la regola,
mai un’eccezione che stupisca davvero.
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2. |
Dio m'ha parlato!
03:26
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Dio m’ha parlato ed io non c’ho capito niente,
ho chiesto il primo treno che sbagliasse direzione,
ho preso al volo la carrozza,
ho dormito un po’ di ore,
ho parlato al macchinista,
sono sceso al primo errore.
Dio m’ha parlato ed io non c’ho capito niente,
ho preso sottobraccio un gatto nero senza occhiali,
«Dimmi la tua strada», dissi,
«la mia può aspettare,
insegnami a prendere
un topo senza usare le mani»,
e mai e poi mai
pensai
che quella fosse vita,
mai e poi mai, pensai.
Dio m’ha parlato, ma ero preso in altre cose:
ridere, fare l’amore,
andare ogni tanto a messa,
parlare con mio padre
di lavoro e di futuro,
parlare con mia madre
di Madonne attaccate s’un muro,
e mai e poi mai
pensai
che quella fosse vita,
mai e poi mai, pensai.
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3. |
Per allegoria
02:59
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Dove sei non c’è nulla che ti leghi,
fosse un cuore, quattro mura od un computer,
non c’è un albero maestro che tu debba raddrizzare
od una macchia che tu possa cancellare;
non c’è un otre, non c’è un tetto, non c’è un argano a motore,
non c’è un organo vicino che disegni le tue ore;
né un sasso né una pietra,
non c’è un fine né una meta
né qualcuno che ti parli di un altrove;
non c’è un letto per dormire,
per amare o per soffrire,
non c’è nulla se non quello che ti crei per non partire.
Metti in un cesto ogni cosa che parla di te
lascia che il fiume la porti lontano da te
e per allegoria
sfoglia un fiore che non ti consola.
Dove sei non c’è nulla che ti leghi,
fosse un cuore, quattro mura od un computer,
ma ogni strada che percorri ti ricorda qualche cosa,
ogni volto lascia un segno dove l’anima riposa,
c’è un senso di futuro che ti stuzzica il cervello,
c’è un sogno che ti mostra un percorso e solo quello,
c’è un sasso, c’è una pietra,
c’è un progetto, c’è una meta,
e c’è qualcuno che ti parla di un altrove;
c’è una spiaggia per dormire, per amare o per soffrire,
c’è ogni cosa che ti serva per restare e non partire.
Metti in un cesto ogni cosa che parla di te
lascia che il fiume la porti lontano da te
e per allegoria
sfoglia un fiore che non ti consola.
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4. |
Stanotte vegliate
02:58
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Vi prego, stanotte vegliate,
non lasciate ch’io sia il solo sveglio
su questa terra, e ballatemi accanto,
e se poi qualcuno si stanca
datevi il cambio.
Vi prego, non datemi ascolto
se vi dico: «Andate a dormire
e lasciatemi solo», è tutta una farsa,
piuttosto suoniamo a ogni porta
e riempiamo ogni piazza.
Riempiamo ogni piazza ballando,
ma senza seguire una musica
o passi già usati, e senza parlare
riempiamo ogni strada e anche i vicoli
dimenticati.
E se poi vorrete parlare,
se proprio vorrete parlarvi,
non dite che fate, chi siete, che avete,
ma narrate le storie piú belle
che conoscete.
E voi, che ci state ascoltando,
pensate al tempo perduto
per una canzone, un sogno o illusione che sia,
ai vostri minuti contati
che volano via.
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5. |
Canterò
04:42
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Canterò quell’amore di sotto ai Landroni che sa di castagne e di vino bollito,
canterò i desideri che battono alla porta di ciò ch’è stato proibito.
Canterò quelle risa sincere che nascono e muoiono in fondo a un bicchiere,
canterò le amicizie di sempre ed il tempo che lascia solo quelle piú vere.
Canterò del tramonto che specchia sul lago colline di viola vestite,
canterò della sera che disegna ragazze piú belle, piú dolci e tornite.
Canterò quelle gole che la sera traboccano sangue di bruma e rugiada,
canterò quel profumo d’inverno che sale dai campi ed inonda ogni strada.
Canterò dei paesi che scoprono targhe in memoria d’eroi partigiani,
canterò quelle storie di macchia che bagnano di luce anche gli occhi italiani.
Canterò tutto ciò che ho imparato spendendo il mio tempo seduto ad un bar,
canterò tutto ciò che ho guardato con gli occhi indecisi tra verde e città.
Canterò le poesie che letto negli occhi di chi mi ha spiegato la vita,
canterò dei poeti che sanno parlare anche quando la pagina è finita.
Canterò quelle strade di ombra che sembrano abeti vestiti a Natale,
canterò i motorini che sfuggon veloci fino a dove la notte fa male.
Canterò quelle case ormai vuote riempite ogni tanto da vino e falò,
canterò quelle feste d’estate che un giorno lontano rimpiangerò.
Canterò tutto il tempo che ho perso pensando di essere sempre sbagliato,
canterò la bellezza che ho visto gettando uno sguardo su quello che è stato.
Canterò verità che ho cercate in silenzi di libri e di vite stampate,
canterò verità che ho trovate in baci, carezze, grida e risate.
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6. |
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Siamo i figli d’un pensiero che non c’è,
che ha accettato di chiamarsi “debole”,
noi che non diamo più spazio agli eroi,
noi che pensiamo che un tempo per Dio non ci sarà mai.
Ci han dato angeli e ognuno è un’idea,
han chiamato amore col nome di una dea,
ma nomi ed idee si possono cambiare
come cambiano gli alberi ad ogni stagione;
e se speriamo d’imparare ad amare,
e se cerchiamo almeno un raggio di sole,
è perché abbiamo dentro qualche cosa che rimane
e non sono le idee, e non certo le parole.
Sappiamo il mondo i segreti che ha,
conosciamo ormai quasi tutta la realtà,
perché abbiamo dato il diritto alla ragione
di spingersi anche oltre il velo del reale
e abbiamo dato uno scettro regale
a chi ci ha mostrato del mondo l’illusione,
scordandoci che forse è proprio quello che nasconde
che ci riempie d’entusiasmo nel guardare l’orizzonte.
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7. |
Lei
03:25
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Venite gente che passate di qua,
cosa pensate ci sia nell’aldilà ditemi un po’.
«Io credo», disse il moro,
«in una valle di dolcezze, latte e miele imperleranno
i seni delle mie fanciulle».
Il secondo disse, stringendo forte il suo bastone:
«Abbraccerò ancora mia moglie, aspetto la risurrezione!».
Un altro, che stava in disparte, disse: «Siamo come l’acqua:
nessuno può raccoglierci, Dio non ci salverà».
«Io credo», disse l’ateo strizzando gli occhi e alzando il capo,
«che il mio tutto finirà quando Lei mi chiamerà».
Lei, che passava lí vicino, andava a prendere qualcuno,
sentí questi discorsi e volle dire un po’ la sua.
E cosí si fece avanti,
uscí dalla penombra,
fissò quei volti increduli, poi disse:
«Venite con me, vi mostrerò la verità».
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8. |
Quando il cielo
04:13
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Quando il cielo non ti dice piú chi sei,
quando la terra non conosce piú il tuo passo,
quando il mare dentro te s’è prosciugato
e il sole non illumina che rocce e deserti,
quando il tuo passato non sta piú nella tua casa,
quando hai rinunciato a dare un nome alla tua strada,
quando la tua vita è stata cancellata
da quelle stesse dita che sulla sabbia l’han tracciata,
quando senti che il tuo cuore batterà
un ritmo che non riconoscerai,
quando sai che la tua penna scriverà
parole che non avresti scritto mai,
e chiedi in giro per sapere tu chi sei
e poi torni sconfitto ignorando chi sarai,
forse un nuovo cielo s’aprirà
senza stelle che t’insegnino la via,
ma la luna ti sorriderà
sopra i muri indifferenti della tua malinconia;
e quella terra che da sempre hai calpestato
pensando che non l’avresti amata mai,
un giorno che sarai solo e disperato
ti mostrerà paesaggi in cui ti riconoscerai.
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9. |
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Si narra che c’era una volta
un postino molto sensibile.
Questo postino non buttava via
le letterine dei bambini
rivolte a Babbo Natale
in cui leggeva la speranza.
Poi capí che nella sua vita
la speranza era ormai finita
e, un giorno, pensando cosí
prese le lettere e partí.
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10. |
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Ami le frasi dei rivoluzionari,
son la tua etichetta per non confonderti
tra i tanti libri usati,
scelta per noia, per paura, per disprezzo.
Credi di voler cambiare il mondo,
pensi che nessuno si sia mai impegnato
a far volare il pensiero
sopra l’ingiustizia.
Ma non puoi rinunciare
a tutto ciò che l’ingiustizia ti dà.
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11. |
Laila
03:04
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Ho incontrato una ragazza,
m’ha chiesto: «Vuoi farmi compagnia?»
Le ho detto: «Farò quello che potrò»,
ma dentro già pensavo:
“Sarai mia!”.
Laila…
Poi, col tempo, ho perduto la ragione,
umile come alla notte s’inchina un girasole,
e, distratto dai pensieri miei,
ho scordato dove finissi io
e dove cominciasse lei.
Laila…
E, si sa, c’è nebbia nell’aldiquà
e non si trovano i papà,
e, tra poeti e pensatori, psicologi e religioni,
ognuno s’allontana
e segue la sua strada via di qua.
Laila…
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Arbitri Elegantiae Senigallia, Italy
La nostra storia inizia sui banchi di scuola. A quei tempi, Lorenzo e Federico si vedevano per suonare la chitarra e
inventare canzoni... sui professori. Negli stessi anni Lorenzo e Gabriele suonavano in un gruppo di cover rock e funky.
Lorenzo aveva altri pezzi nel cassetto, e nel 2000 sono nati gli Arbitri Elegantiae, nei quali è subentrato Giovanni alla tromba. All'inizio eravamo in nove!
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